giovedì 31 maggio 2012

Raccontini: Diario siciliano, mercoledì

In un luogo conosciuto, tra perfette gradazioni di verde vedo due alberi che non avevo mai notato. Se ne stanno all'apice di una collinetta e distano circa due metri l'uno dall'altro.
Sembrano conoscersi appena, mantengono un distacco educato e aristocratico, ma sotto terra le loro radici senza dubbio si sfiorano.
In un'intimità assoluta, segreta e cristallina condividono i pasti e la stabilità.
Sotto quella terra che io non posso vedere è mondo tanto quanto è mondo l'aria trasparente che mi rende visibili il fusto e le chiome, non è una questione di punti di vista.
Ritornata al tempo abbasso gli occhi e nel libro che avevo dimenticato tra le mani leggo queste parole
L'ultimo esemplare di una data cosa si porta con sé la categoria. Spegne la luce e scompare. Guardati intorno. Mai è un sacco di tempo. Ma il bambino la sapeva lunga. E sapeva che mai è l'assenza di qualsiasi tempo.
A cena, G., 14 anni, ha detto: "Non ne voglio più sapere di parole, mi confondono!". Il suo dolore è un nome che nessuno pronuncia, un silenzio di cui lei legge chiaramente il labiale e un peso non condiviso che si aggiunge al nichilismo che la sua età legittima.

(Certe volte sono il dito nella piaga, certe volte sono la domanda che non si doveva fare)

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